Wine Culture Centre

Valpolicella(VR)

Progetto: Furlan&Pierini Architetti, Elia Marchioni, Annalisa Franchi, Elisabetta Lot, Andrea Benedet, Ivo Boscariol

Concorso di idee: Menzione d’onore

Periodo: 2014

Descrizione

La cantina intesa come luogo di cultura, formazione e degustazione. Luogo di cultura significa conoscere la storia dell’azienda e del territorio. Luogo di formazione significa tradizione, ricerca e innovazione. Luogo di degustazione significa conoscere i prodotti del luogo. Gli interventi di ampliamento che hanno caratterizzato la crescita dell’azienda dal 1957 ad oggi sono assunti come spunto progettuale scegliendo volutamente di non demolire nessuna parte della cantina esistente. Nell’ottica di un uso sostenibile del suolo e delle risorse esistenti, il progetto si articola attorno ad un setto in cls con finitura a mosaico di cm. 70 di larghezza che nasce dal sottosuolo e si sviluppa verso la copertura del fabbricato esistente collocato tra questo e la cantina realizzata sotto l’attuale piazzale, nell’unico interstizio dove è possibile costruire un nuovo manufatto senza modificare in maniera sostanziale l’esistente.

Il setto caratterizza in pianta e in alzato l’intero progetto. In pianta definisce un percorso rettilineo lungo il fronte principale che distribuisce parte delle funzioni richieste dal bando, organizzate nei tre livelli proposti. Realizzato in cls e rivestito in tessere di mosaico rosso diventa il palinsesto sul quale è raccontata la storia della cantina e del territorio. Da esso si sviluppano percorsi secondari: verso l’interno dell’edificio esistente consentono di visitare i diversi ambienti della produzione del vino (fruttaio, vasche, cantina, imbottigliamento, magazzini, ecc….); verso il piazzale distribuiscono la sequenza dei nuovi ambienti: promozionali, al piano terra, e amministrativi, ai piani primo e secondo.

Realizzati con una struttura “leggera” in acciaio, vetro e legno, sono portati dal setto centrale che assume così la doppia valenza di elemento generatore dei nuovi percorsi di distribuzione orizzontale e verticale e principale elemento strutturale del nuovo intervento. Due vani scala e ascensori, posti in posizione contrapposta, permettono al fruitore di cambiare livello, pur muovendosi attorno al setto centrale, principale riferimento di orientamento ed elemento generatore dell’intero progetto. Un flusso di tessere di mosaico, accompagna il visitatore attraverso un caleidoscopio di immagini e riflessi, in un percorso di conoscenza del territorio e dei prodotti “Negrar”. Memoria della “Villa Romana di Negrar”, famosa per gli importanti pavimenti a mosaico, rinvenuta e messa in luce tra la fine dell’ottocento e i primi decenni del novecento, racconta la storia di un territorio che fin dall’antichità ha avuto una vocazione prevalentemente agricola e vinicola in particolare.

Il primo e il secondo livello, occupati dagli ambienti amministrativi, sono caratterizzati dal rivestimento del setto centrale che si trasforma in una sfumatura di colore sempre più chiaro man mano che si sale, ottenuta con una particolare miscela di tessere musive. Un percorso che si sviluppa dalla luce all’oscurità, dal cielo al sottosuolo, nel quale la luce che cambia con il trascorrere delle ore del giorno e delle stagioni, diventa parte integrante del progetto. Scendendo nel livello interrato si intraprende l’esperienza che racconta la storia dell’affinamento del vino, lungo i diversi ambienti della cantina fino ad arrivare alle sale di degustazione, ai laboratori e al nuovo fruttaio. Queste ultime funzioni sono collocate in un ambiente semi-ipogeo, un vero e proprio contrafforte che nasce dalla terra, rivestito esternamente in pietra di prun con finitura spaccata; i nuovi spazi destinati al fruttaio, durante il periodo di non utilizzo, saranno fruiti come ambienti temporanei didattico-espositivi.

La piastra soprastante amplia gli spazi del piazzale ed è destinata a luogo di carico e scarico delle merci, in una posizione defilata rispetto a quella attuale, prospiciente il fronte principale della cantina. L’intera facciata è caratterizzata da un rivestimento di elementi verticali in legno, metafora dei pali che sostengono la vigna. Il ritmo è diverso tra il piano terra e piani primo e secondo così da caratterizzare le diverse funzioni dell’edificio conferendo alla facciata una particolare “vibrazione” dovuta alle ombre di natura diversa generate dalla differente distanza degli elementi di rivestimento e da una particolare paletta cromatica costruita sui toni del verde e del marrone, di cui sono trattati. Il rivestimento funge da brise-soleil per gli ambienti retrostanti caratterizzati da una facciata continua in alluminio e vetro: satinato, con funzione di diffusore di luce, al piano terreno, dove l’attenzione del fruitore deve rimanere verso l’interno e il prodotto; trasparente ai piani superiori, destinati al terziario. La parete ventilata nasconde un sistema di illuminazione a led che consente la realizzazione di particolari effetti cromatici anche durante le ore notturne.